"Il Varco dell'Apocalisse", recensione e quattro chiacchiere con Veronika Santiago

"Sentì il cuore ingrandirsi nel petto per tutte le parole che non erano riusciti a dirsi in due vite, per tutto ciò che non avevano potuto condividere"


La Guerra degli Elementi - Il Varco dell'Apocalisse 
di Veronika Santiago

Trama

Non è stato facile per Duncan, Aisha, Dean e Aurora accettare di essere gli Eredi dei Reggenti di Atlas e contenere il potere elementale che ne deriva. Con l'aiuto degli abitanti di OgniDove sono riusciti a salvare il quinto elemento ma gli Altri Eredi non sono stati sconfitti e rappresentano ancora una minaccia. Una visione di Aisha mostrerà l'avvento di un imminente catastrofe e ad OgniDove riprenderà l'addestramento. Antichi rancori, fomentati da vicende perse nel remoto passato, si insinueranno subdoli e prepotenti nel presente degli Eredi costringendo tre di loro ad abbandonare il proprio cammino per tornare alla vecchia vita oltre la Nebbia che protegge OgniDove.Verranno così sconvolti piani e alleanze e gli Altri Eredi ne approfitteranno per portare a termine il loro ambizioso piano: scatenare l'Apocalisse. Comincerà così, tra enigmi e visioni, la ricerca del varco che porterà sul pianeta le Quattro Forze Esiliate. Proprio quando la storia sembra destinata a ripetersi con inquietante precisione, gli Eredi si batteranno tra loro per impedire la fine del mondo.

***
Questo libro andrebbe venduto con delle avvertenze per il lettore: crea dipendenza, ti innamorerai dei personaggi, vorrai avere subito il seguito tra le mani. Perché "Il Varco dell'Apocalisse" è un romanzo scritto veramente bene, con una storia accattivante alle spalle e personaggi che lasciano il segno. 
Ora vi lascio alle quattro chiacchiere fatte con Veronika, che ci svela anche qualche anticipazione.

Nella saga “La Guerra degli Elementi” la storia della terra è completamente diversa da quella che conosciamo, da dove hai tratto l’ispirazione?
Ciao cara e grazie per l’opportunità di scambiare queste due chiacchiere sul tuo blog! 
Prima de “Gli Eredi di Atlas” non avevo mai scritto un libro, ma solo storie e racconti. È stato dopo un viaggio in Scozia (una terra che narra ancora le gesta di antichi eroi, dove per la prima volta si sono presentati nella mia mente Duncan e Aisha pretendendo attenzione) che ho deciso di lanciarmi una sfida: “Vediamo se sono capace di scrivere un libro!”. È un po’ con questo spirito che ho iniziato, senza pretese, senza essere certa di riuscirci. Davanti alla pagina bianca che sarebbe divenuta il prologo de “Gli Eredi di Atlas” mi sono sentita persa. “Da dove inizio?” mi sono chiesta.
Fortuna vuole che negli anni abbia conservato tutte le pagine volanti buttate giù talvolta per sfogo, altre solo per divertimento, altre ancora per la mania di prendere appunti (ti ricorda qualcuno?). Così ho aperto la cassapanca e ho tirato fuori un grosso quaderno ad anelli dove avevo riposto quelle pagine scritte fitte fitte e ho iniziato a scegliere quelle che potevano essere utili all’impresa. È lì che ho trovato una storia del mondo che non è proprio quella che abbiamo studiato: si trattava di appunti presi anni prima, quando con alcuni amici il sabato mattina ci trovavamo con un gruppo di persone interessanti che ci raccontavano le loro teorie sulla nascita del pianeta Terra. Erano mattine fantastiche, dove nessuna ipotesi veniva scartata, dove qualsiasi domanda non era fuori luogo, dove la fantasia ti portava ovunque ad ali spiegate. E non era importante che in quelle teorie ci fosse o meno celata una qualche verità: io prendevo appunti. E proprio in quegli appunti ho trovato l’ispirazione per la genesi de “La Guerra degli Elementi”, la galassia a spirale delle origini e l’isola di Atlas, il tutto rivisto e corretto ai fini narrativi. E ovviamente in mezzo a tutto questo c’è anche un pizzico del Crizia di Platone… Sempre in quelle pagine tirate fuori dalla cassapanca, ho trovato Ulkart e Kassandra: nient’altro che il racconto di due sogni molto vividi, quelli che al risveglio non puoi fare a meno di scrivere per paura che sbiadiscano nella luce del giorno, e così a quel mondo appena nato si sono aggiunti anche i Reggenti. Messi insieme racconti, appunti e sogni, avevo le prime trenta pagine de “Gli Eredi di Atlas” e grazie a quelle ho trovato l’aire per rispondere alla sfida che mi ero lanciata al ritorno dalla Scozia. Allora non sapevo che quel libro sarebbe diventato solo il primo di una saga…

C’è qualcosa di te nei tuoi personaggi? Se sì cosa e chi ti assomiglia di più.
A questa domanda vorrebbe rispondere mio marito, ma prima vuole l’immunità! No vai, forse è meglio che risponda io! La parte di me che è toccata ad Aurora è quella della fissata con gli appunti scritti in bella grafia, logica e organizzata. E proprio come me è pignola, caratteristica che per mia fortuna posso sfogare alla grande nel lavoro da impiegata dove passo le giornate a fare le pulci ai centesimi. E non le ho risparmiato neanche la mia insicurezza, anche se io la nascondo molto meglio di lei! 
Aisha è stata più fortunata rispetto ad Aurora e da me ha preso la testardaggine e la tendenza ad essere una sognatrice instancabilmente aggrappata alla speranza, ed è così che sono quando tolgo i panni da impiegata e mi metto a scrivere. E proprio come Duncan prendo fuoco in un attimo, ma a differenza di lui, io non posso permettermi tutte le sue mattane e le mie escandescenze me le devo ingoiare. E giusto per chiarire, la bravura in cucina, Pilar non l’ha presa da me! ;-)

La scena che hai odiato di più scrivere
Non posso dire di aver “odiato” scrivere qualche scena… magari ci sono passaggi che mi hanno rattristata, questo sì, soprattutto nel terzo libro. A proposito, piccolo spoiler: “La Guerra degli Elementi” non è una trilogia, il terzo libro sarà il penultimo della saga, senza contare un prequel a cui tengo molto.
Alcune parti ho adorato scriverle, sono venute fuori di getto, quasi da sole, in definitiva sono state le più semplici forse perché scritte con il cuore (la valle di Glencoe per intendersi, e credo che sia anche la parte più intensa). Altre parti invece non volevano proprio venir fuori, quelle necessarie ai fini della narrazione, di raccordo tra gli eventi, quindi quelle scritte con la testa, spesso cancellate e riscritte da capo; non posso dire di averle odiate però sono state una bella noia!
Piccolo aneddoto: “Il Varco dell’Apocalisse” non è stato scritto in ordine. Avevo talmente voglia di arrivare alla terza parte che dopo la prima cinquantina di pagine mi sono ritrovata a buttar giù la fine senza preoccuparmi della parte centrale che ho steso per ultima. Risultato: un bel pastrocchio. Così ho preso la seconda parte, tasto destro elimina, e l’ho riscritta tutta daccapo. “Mai più e mai poi!” mi sono detta. E poi nel terzo ho fatto lo stesso… 

Nel terzo libro, oltre alla battaglia che si preannuncia la più dura che dovranno affrontare gli Eredi, ci saranno nuove storie d’amore? 
No, non nel terzo… ma ci saranno nel quarto! E ora ti svelo un segreto: all’inizio del primo libro mi ero fatta un’idea precisa di chi si innamorava di chi. Ancora non sapevo che certe cose non si possono decidere a tavolino, perché così come nella vita reale, l’amore non si sceglie. Una coppia che avevo immaginato non si è proprio mai filata neanche per sbaglio, un’altra… (lo sai com’è andata, non voglio spoilerare troppo) ci ho provato ma non ne hanno voluto sapere. Allora ho capito che i miei ragazzi su certe faccende godono di vita propria e non posso farli innamorare a comando. A sorpresa però sono nati sentimenti tra personaggi che non mi sarei aspettata, ma come ho già detto c’è da aspettare il quarto per scoprirli!
Il terzo libro in compenso svelerà qualcosa in più su Dean (questo sconosciuto…), così come il primo presenta soprattutto Aisha e il secondo è dedicato a Duncan. Nessuno di loro riuscirà a fare la differenza finché non affronterà i propri demoni: ci saranno guerre ad attenderli, è vero, ma la battaglia più dura al mondo è quella che si combatte nell’intimo di ogni essere umano. Credo molto in questo.

Il tuo rapporto con la scrittura 
Ho iniziato a scrivere sui banchi di scuola per sopportare le ore di lezione più noiose; inventavo storie che mi portassero lontano da quell’aula, ma i professori pensavano che prendessi appunti quindi non mi hanno mai detto niente. In piena adolescenza mi sembrava che solo quella pagina bianca riuscisse a capirmi e spesso mi sentivo più in compagnia con carta e penna che in mezzo ai miei compagni di classe. È iniziata un po’ così, per sfogo, per noia, per necessità, finché non è diventato un modo d’essere, di esprimermi in un mondo che in quei giorni mi pareva tanto alieno. Ed ero anche convinta di scrivere delle gran belle cose, profonde e interessanti… povera me, rileggendo il tutto ad anni di distanza mi sono resa conto che erano delle vere porcherie. Per fortuna nessuno ha portato la croce di dover leggere quella roba che ancora oggi riposa ben nascosta ad occhi curiosi. In seguito scrivere è diventata un’abitudine, ma ancora non c’era né la pretesa né la volontà di creare qualcosa di strutturato e fruibile per un potenziale pubblico. Solo diverso tempo dopo ho voluto vedere se ero in grado di scrivere qualcosa di più articolato di un racconto o di qualche pagina volante che riportasse i sogni della notte appena trascorsa o la descrizione di eventi quotidiani arricchiti con un po’ di fantasia. Non sapevo se ne sarei stata capace, ma finché non si prova non si può mai dire, giusto? E ovviamente il mio rapporto con la scrittura è cambiato durante questa avventura; ora è qualcosa di quotidiano, di cui non riuscirei a fare a meno, almeno finché non riuscirò ad arrivare alla parola fine. E poi chissà ^_^ 


Grazie a te Veronika per essere stata al gioco e per aver risposto alle mie domande.
Se cercate un libro che vi faccia divertire, commuovere, arrabbiare e che vi tenga col fiato sospeso "Il Varco dell'Apocalisse" fa per voi. Immergersi in Atlas significa riscoprire la natura, vederla con maggiore rispetto, ma anche scavare nelle proprie debolezze per diventare persone migliori. E poi quanta magia e bellezza. Leggendo la troverete nelle persone - anche quelle inaspettate - nei luoghi, in alcune scene che sono pura poesia. 
Bellissimo libro, lo trovate sia in versione ebook che cartacea nei maggiori store! Qui il link al blog 

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